Il Libro della Settimana

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Dialettica positiva.
Dal realismo del senso comune al realismo metafisico.

a cura di Fabrizio Renzi – Edizioni Leonardo Da Vinci

Pagine: 200
Prezzo di copertina: € 20

 

Giunta al ventesimo volume, la collana “Sensus communis – Annuario di logica aletica pubblica”, diretta da mons. Antonio Livi, propone, con periodicità semestrale, una sintesi aggiornata delle ricerche su questa nuova disciplina filosofica che, secondo l’impostazione del gruppo di studiosi coordinati dal prof. Livi, costituisce un’applicazione sistematica della filosofia del senso comune ai problemi attuali della conoscenza.
Fondata nel 2000 questa collana si avvale della consulenza scientifica di filosofi e teologi di fama internazionale, da Evandro Agazzi a Eudaldo Forment, da Umberto Galeazzi a Tomás Melendo Granados, per finire con Pier Paolo Ottonello, Walter Redmond, Dario Sacchi, Juan José Sanguineti, Robert Trundle e Berthold Wald. La pubblicazione collettanea Dialettica positiva. Dal realismo del senso comune al realismo metafisico, curata dal giovane filosofo toscano Fabrizio Renzi, fornisce un contributo scientifico interdisciplinare all’irrinunciabilità della nozione di “senso comune”, il cui riconoscimento, se effettuato nel significato proprio e non in quello meramente sociologico o psicologico, rappresenta il migliore antidoto all’attuale imperante relativismo. I migliori risultati speculativi ottenuti dai filosofi classici del senso comune, da Blaise Pascal, a Claude Buffier, da Thomas Reid a Giambattista Vico, dal Beato Antonio Rosmini a Jaime Balmes, hanno in effetti consentito di riscattre la “modernità filosofica” dalla falsa alternativa fra scetticismo e razionalismo, nella quale era stata conculcata dal pensiero cartesiano ed illuminista, riproponendo a fondamento di ogni conoscenza le verità perenni della lex naturalis.

Il volume intende quindi offrire alcune piste di riflessione che, come riporta il sottotitolo, si propongano di condurre il lettore al passaggio armonico dal realismo del senso comune, in filosofia, al realismo metafisico nella speculazione teologica.

Dopo il primo inquadramento della nozione di “sensus communis”, offerta dal saggio Realismo e senso comune di Antonio Livi (pp. 7-14), lo stesso Renzi illustra ne La proposta teoretica di Antonio Livi a confronto con la metafisica di Francisco Suárez, le linee di “collegamento” fra la filosofia del senso comune e la riflessione del noto teologo e filosofo spagnolo, rinnovatore del tomismo del XVI secolo (pp. 15-38).

Seguono quindi i contributi Il «tomismo aristotelico» al vaglio del principio di non contraddizione di Ivo Kerze (pp. 39-63), Un’ipotesi inedita sul «pulchrum» di Christian Ferraro (pp. 77-120), Il giudizio: verità, logica, vita di Francesco Arzillo (pp. 121-133), L’impossibilità di eliminare il senso comune di Michele Mrsonet (pp. 135-144), ed i saggi in inglese di Vittorio Possenti, Nihilism and Metaphysics: The Third Voyage (pp. 145-158) e What is Wright and what is Wrong in Agazzi’s Demonstration of the Legitimacy of Metaphysics di Antonio Livi (pp. 159-176).

Di particolare pregio il saggio del Padre Giovanni Cavalcoli OP, docente emerito di Teologia dogmatica nello “Studio Teologico Accademico Bolognese”, intitolato La contraddizione in S. Tommaso ed Hegel. Riflessioni su di un libro di Giovanni Ventimiglia (pp. 65-76). Lo scritto del teologo domenicano, molto opportunamente, offre una analisi critica dell’opera del filosofo Giovanni Ventimiglia, docente di “Temi e problemi di filosofia” all’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza) e di Antropologia filosofica nella facoltà di Teologia dell’università di Lugano (Svizzera). Il “tributo” che molti, compresi cattolici, riconoscono al filosofo tedesco padre dell’idealismo Friedrich Hegel (1770-1831), che è considerato l’ispiratore remoto delle ideologie totalitarie del Novecento è, infatti, ancora elevato.

L’intento

L’intento del saggio di P. Cavalcoli e di quello finale di Fabrizio Renzi, che nelle Conclusioni al libro ritorna infatti sull’opera di Ventimiglia (cfr. La sostanzialità del reale, pp. 177-197), è quello di dimostrare la centralità dell’influenza della dialettica hegeliana nel produrre l’allontanamento della proposta filosofica contemporanea dal piano della realtà.

«Preoccupazione fondamentale di Hegel – scrive infatti Cavalcoli – non è tanto cogliere il reale, quanto piuttosto organizzare l’unità e la distinzione nel pensiero attorno a quella che egli chiama l’“Idea”, impostazione idealista, del resto da lui esplicitamente professata. Così, mentre per l’Aquinate la conoscenza comporta un adeguarsi al reale, per Hegel si tratta di distinguere per unire dialetticamente all’interno di un pensiero a priori e precostituito» (p. 68). 

Il peggior danno apportato dalla dialettica hegeliana, che conduce a introdurre un principio di contraddizione persino in Dio, è quello di aver identificato, aggiunge il teologo domenicano, «l’essere (reale) col pensiero (concetto), confondendo l’essere con la nozione dell’essere» (p. 72). Questo sviluppo alle sue estreme conseguenze del cogito cartesiano, ha quindi procurato a Hegel la definizione, «non del tutto immeritata, di essere un empio negatore del principio di non-contraddizione ed egli fa ben poco per scagionarsi da questa gravissima accusa e per puntualizzare la sua visione che tanti danni ha procurato al pensiero e alla morale (si pensi solo al concetto marxista di “contraddizione”)» (p. 68).
E’ tale però il fascino ancora esercitato da Hegel che, conclude Cavalcoli riferendosi alla proposta di Ventimiglia, «riesce a sedurre anche alte intelligenze senza che esse se ne accorgano. Considerare contraddittoria l’analogiavuol dire far crollare tutta la metafisica e tutta la teologia, Ma, che dico? Tutto il pensiero umano alle radici» (p. 75).

Gli interessi filosofici di Remo Bodei si sono inizialmente focalizzati sulla filosofia classica tedesca, sull’idealismo, sulla cultura e l’estetica del tardo Ottocento; in seguito si sono spostati sul pensiero utopistico dell’Ottocento e del Novecento e sulla filosofia politica contemporanea.

Antonio Livi, filosofo italiano di riconosciuta autorevolezza anche in campo internazionale (i suoi libri sulla nozione epistemica di “senso comune” sono stati tradotti in inglese, francese e spagnolo), in quanto presidente dell’ISCA (International Science and Common sense Association) è particolarmente interessato ai problemi teoretici relativi ai rapporti tra le certezze dell’evidenza immediata e le certezze acquisite dalla riflessione filosofica e dalla ricerca scientifica. La sua tesi – sostenuta anche dagli altri epistemologi che qui intervengono – è che l’istanza critica o “problematizzazione” dell’esperienza non esclude ma anzi presuppone la verità innegabile dell’esistenza e delle proprietà essenziali di quegli aspetti della realtà che l’intelletto coglie in modo immediato. La mediazione razionale, insomma, non è in conflitto con l’immediato, ché anzi è proprio questo a motivare la ricerca di sempre ulteriori conoscenze. Non si deve identificare l’istanza critica con la posizione del dubbio generalizzato, ossia con la arbitrarietà dello scetticismo.

Il merito di riproporre oggi, ad un pubblico di specialisti ma anche di cultori di filosofia, le istanze speculative della modernità in rapporto all’eredità della metafisica classica, va senz’altro ascritto a quest’ultimo volume pubblicato dalla Casa Editrice Leonardo da Vinci (redazione@editriceleonardo.net). Quest’ultima, fondata a Roma da Antonio Livi, porta avanti il proposito di utilizzare la logica aletica, basata sulla nozione di “senso comune”, per analizzare la validità delle diverse filosofie ed interpretazioni teologiche che, sui principi della conoscenza e della verità, sono state proposti e imposti negli ultimi secoli, anche alla luce dell’errore prima hegeliano-marxista, poi positivistico-relativista.

Giuseppe Brienza

Gli interessi filosofici di Remo Bodei si sono inizialmente focalizzati sulla filosofia classica tedesca, sull’idealismo, sulla cultura e l’estetica del tardo Ottocento; in seguito si sono spostati sul pensiero utopistico dell’Ottocento e del Novecento e sulla filosofia politica contemporanea.